Piscina Scoperta di Valdagno - © 2013 Giovy |
Oggi facciamo un viaggio nei ricordi, quelli di noi Valdagnesi dai 35 anni in su circa.
C'era una volta la Piscina Scoperta di Valdagno ed era uno di quei luoghi che metteva allegria, perché raccontava l'estate e raccoglieva i nostri sorrisi di ragazzi o bimbi che fossimo.
Ricordo un giorno in pieni anni '80 quando i miei si svegliarono presto e prepararono dei panini buonissimi. Avevamo un frigo portatile, di quello che ci mettevi dentro i "ghiacciolini" per tenere fresche le cose. Era color senape.
Mi sembrava di affrontare chissà che viaggio ma in realtà andavamo "solo" in piscina.
Adoravo quel luogo perché non odorava di cloro come la piscina coperta.
Appena entravi venivi investito dall'odore delle pizzette del Bar Lido che, come tutto l'ambiente della piscina, faceva davvero tanta estate.
Fatto il biglietto della piscina e una volta entrati, sulla sinistra, c'era quella stanza che io chiamavo semplicemente "gli spruzzi".
Li ci si andava per giocare perché tu entravi, passavi su di una pedana che, grazie al cambio di peso, attivava degli spruzzi laterali che ti facevano una doccia pazzesca.
Il gioco era resistere il più vicino possibile al getto d'acqua.
E poi c'era la piscina, quella grande, dove se entravi al mattino presto l'acqua era sempre fredda freddissima.
Della piscina scoperta di Valdagno era imperdibile quella vaschetta per i piedi che contornava tutta la vasca. Nelle ultime ore della sera era impraticabile.
Una cosa indimenticabile era la ghiaia dove ci si stendeva a prendere il sole.
I più fighi andavano su "in terrazza", ovvero sul tetto.
Lì ci potevi trovare le compagnie dei ragazzi giovani ed io ero ancora una bimba e non ero ammessa in quell'Olimpo.
Quella piscina era un gran bel mondo ed era il rifugio giusto per andare a trascorrere i giorni d'estate con spensieratezza e tanta voglia di stare bene.
Era vicina, ci andavi in bici, in motorino, a piedi.
Era di Valdagno, dei Valdagnesi e lì dentro ci siamo conosciuti, scornati, amati, odiati, abbiamo riso e abbiamo pianto.
Una delle cose che non dimenticherò mai erano quelle piastrelline a mosaico che rivestivano la vasca.
Puntualmente se ne staccava qualcuna.
Sembravano delle piccole caramelle all'anice che rivestivano un mondo che ora, purtroppo, ha solo la parvenza di un grande dinosauro in gabbia.
Attende la libertà oppure la propria morte.