mercoledì 27 novembre 2013

La Piscina Scoperta di Valdagno

Valdagno Piscina Scoperta
Piscina Scoperta di Valdagno - © 2013 Giovy

Oggi facciamo un viaggio nei ricordi, quelli di noi Valdagnesi dai 35 anni in su circa.
C'era una volta la Piscina Scoperta di Valdagno ed era uno di quei luoghi che metteva allegria, perché raccontava l'estate e raccoglieva i nostri sorrisi di ragazzi o bimbi che fossimo.
Ricordo un giorno in pieni anni '80 quando i miei si svegliarono presto e prepararono dei panini buonissimi. Avevamo un frigo portatile, di quello che ci mettevi dentro i "ghiacciolini" per tenere fresche le cose. Era color senape.
Mi sembrava di affrontare chissà che viaggio ma in realtà andavamo "solo" in piscina.
Adoravo quel luogo perché non odorava di cloro come la piscina coperta.
Appena entravi venivi investito dall'odore delle pizzette del Bar Lido che, come tutto l'ambiente della piscina, faceva davvero tanta estate.
Fatto il biglietto della piscina e una volta entrati, sulla sinistra, c'era quella stanza che io chiamavo semplicemente "gli spruzzi".
Li ci si andava per giocare perché tu entravi, passavi su di una pedana che, grazie al cambio di peso, attivava degli spruzzi laterali che ti facevano una doccia pazzesca.
Il gioco era resistere il più vicino possibile al getto d'acqua.
E poi c'era la piscina, quella grande, dove se entravi al mattino presto l'acqua era sempre fredda freddissima.
Della piscina scoperta di Valdagno era imperdibile quella vaschetta per i piedi che contornava tutta la vasca. Nelle ultime ore della sera era impraticabile.
Una cosa indimenticabile era la ghiaia dove ci si stendeva a prendere il sole.
I più fighi andavano su "in terrazza", ovvero sul tetto.
Lì ci potevi trovare le compagnie dei ragazzi giovani ed io ero ancora una bimba e non ero ammessa in quell'Olimpo.
Quella piscina era un gran bel mondo ed era il rifugio giusto per andare a trascorrere i giorni d'estate con spensieratezza e tanta voglia di stare bene.
Era vicina, ci andavi in bici, in motorino, a piedi.
Era di Valdagno, dei Valdagnesi e lì dentro ci siamo conosciuti, scornati, amati, odiati, abbiamo riso e abbiamo pianto.
Una delle cose che non dimenticherò mai erano quelle piastrelline a mosaico che rivestivano la vasca.
Puntualmente se ne staccava qualcuna.
Sembravano delle piccole caramelle all'anice che rivestivano un mondo che ora, purtroppo, ha solo la parvenza di un grande dinosauro in gabbia.
Attende la libertà oppure la propria morte.

giovedì 21 novembre 2013

Il vecchio campo da calcio dell'Oratorio Don Bosco

Dal sito del teatro di Verona 

Dove oggi c’è il piazzale asfaltato per il parcheggio delle vetture dentro al cortile dell’Oratorio di Valdagno, che viene particolarmente sfruttato per la sosta quasi selvaggia delle vetture nelle mattinate del mercato del Venerdì mattina, una volta c’era un campo da calcio.
Un’immagine della Piastra Polifunzionale dell’Oratorio Don Bosco di Valdagno, tratta dal sito Internet del Comune http://www.comune.valdagno.vi.it, alla sezione “Impianti sportivi”.
Impensabile ai più, eppure era proprio così.
Il campo da calcio iniziava proprio a ridosso della rete della Piastra(utilizzata al tempo per le partite di basket e di pallavolo), lasciando uno spazio minimo necessario a far passare quelle persone che si dovevano recare al bar o in sede Scout, e da lì si estendeva per tutta la lunghezza del piazzale asfaltato davanti allo stabile del Cinema Super, fino alla mura delle abitazioni in direzione sud, giù in fondo.

C’erano due porte, quella dalla parte del bar che era ben più grande rispetto all’altra (aspetto particolarmente rilevante per i tornei estivi, per scegliere il campo più vantaggioso quando si fa testa o croce ad inizio partita) e, altra cosa non di poco conto, una rientranza di circa mezzo metro all’altezza degli scalini che scendono verso il marciapiede posto in prossimità dell’ex strada Statale 246, che coincideva con la riga del fallo laterale del campo: in pratica qui serviva un dribbling verso il centro del campo per evitare di finire involontariamente contro la cancellata, e magari veder sfumare una bella azione di contropiede per cause…..diciamo così….. indipendenti dai giocatori in campo. Guai se c’erano macchine in mezzo al piazzale quando erano in programma incontri di calcio di Sabato o Domenica; ricordo addirittura sollevamenti delle auto da parte di robusti giocatori (3 /4 per parte) per portarle a piccoli sforzi fuori dalle righe del campo. Oggi penso succederebbe il contrario, ma forse neanche se ne parlerebbe di organizzare una partita dove sostano le vetture, coi pochi spazi disponibili in centro e l’aumento dei mezzi a motore no c’è più posto lì intorno!
E ancora, come se non bastasse, in mezzo al campo di gioco non potevano mancare i tombini per o scolo delle acque meteoriche e relativi avvallamenti per facilitare il compluvio dell’acqua al loro interno nelle giornate di pioggia: anche questo era un aspetto non di poco conto per i portieri, che potevano vedersi costretti a parate impreviste a causa di imprevedibili variazioni delle traiettorie della palla, per l’impatto al suolo con uno di questi manufatti. Durante i tornei estivi, ai quali assistevano spesso anche amici e conoscenti dei giocatori dalla scalinata d’ingresso al Cinema Super, poteva anche capitare che il pallone da calcio finisse involontariamente in Statale, o addirittura nei poggioli delle abitazioni di fronte: e qui non mancava occasione che il povero sfortunato che abitava lì uscisse e iniziasse ad imprecare, e non era così scontato che il pallone fosse restituito per riprendere l’incontro.
Gli spogliatoi per cambiarsi ad inizio e fine partita erano (e forse lo sono ancora) negli interrati del Cinema Super: qui serviva porre attenzione nel caso ci fossero in corso spettacoli teatrali o film, perché un’esultanza in più per la vittoria di un incontro o del torneo estivo poteva riecheggiare all’interno del Cinema stesso, con conseguenti lamentele di chi assisteva alle scene teatrali o cinematografiche.
Quante “sbrojade” alle ginocchia a giocare nell’asfalto, bei tempi!

@massimin74

martedì 19 novembre 2013

A Contrà Lago


Oggi vi voglio parlare di un libro che, come nella migliore tradizione dei libri più belli, mi è stato prestato. Si chiama "A Contrà Lago" ed è stato scritto da un signore vicentino che si chiama Franco Tosin.
Racconta le vicende del Signor Tosin e della sua famiglia che, sfollata da Vicenza a causa dei bombardamenti, dal 1943 al 1945 si rifugerà a Contrà Lago a Castelvecchio.
Contrà Lago per me è sempre stato un posto molto bello.
Non appena arrivavo alla strettoia (rappresentata anche sulla copertina del libro) che preannunci l'arrivo a Castelvecchio tiravo sempre un sospiro di sollievo. Non so perché.
In ogni caso, per il Signor Tosin dovette tirare ben più di un sospiro quando arrivò lì, ancora bimbo, per trovare un po' di pace.
La contrada, in quegli anni, era davvero un piccolo microcosmo e questo traspare benissimo dalle parole di Franco Tosin.
Parole come accoglienza, familiarità, sicurezza, tranquillità sono quelle che riecheggiano maggiormente e mi hanno fatto molto pensare.
Castelvecchio per me è sempre stato un luogo da raggiungere per stare bene.
Lì andavo a studiare, rilassarmi, leggere, pensare, recuperare le forze.
I giorni che ho passato lì per la Festa d'Autunno sono stati un toccasana.
Ieri sera, mentre finivo questo piccolo libretto, pensavo a quanto può cambiare la percezione di un territorio a seconda del periodo in cui lo si vive.
Leggendo, cercavo di immaginarmi le SS arrivare a Montalbieri o i partigiani scendere da Marana.
Le parole del Signor Tosin mi hanno fatto proprio bene perché hanno ben saputo raccontare un'epoca che poco ancora raccontano con gli occhi di quando erano bimbi.
In questo libricino si trova tutta l'essenza di quello che ancora oggi andrebbe valorizzato e sfruttato (in senso positivo) nel nostro territorio: la storia, la gente, l'atmosfera, l'accoglienza.
E' bello leggere di qualcuno che è stato davvero bene a casa nostra.
Farebbe piacere che la cosa si perpetuasse ancora oggi.

Leggetelo!
Franco Tosin
A Contrà Lago
Storie vissute negli anni 1943-45

giovedì 14 novembre 2013

Villa Tonello: non è possibile!

Recoaro Terme Villa Tonello

Allora, oggi l'Anguana ha il mal di pancia.
E' da ieri che penso a Villa Tonello di Recoaro.
Ci penso perché non so quante volte sono passata da quelle parti e mi sono detta "quanta Art Déco a Recoaro". Ci penso perché sapevo dell'appello e mi sono un po' informata e mi viene sempre di più mal di pancia. E anche l'orticaria.
E' possibile che succeda questo?
E con questo intendo quello che si vede nella foto successiva.

Allora, giochiamo a trovare le differenze tra le due foto? Escludiamo il cielo azzurro però, altrimenti è troppo facile.
Quando si è davanti ad un problema o ad una situazione difficile è sempre bene concentrarsi sul trovare la soluzione piuttosto che parlare di responsabilità ed errori.
In questo caso proprio non ce la faccio e mi domando a chi dobbiamo lo scempio di tutto questo.
Chi doveva pensare a tener in piedi un gioiello dell'inizio del secolo scorso?
"Tanto, cosa vuto che sia... non i ghin faseva ninte de quela casa là"
Eh no gente... non è così che la si deve pensare.
Quella villa, Villa Tonello, siamo tutti noi.
Tutti noi siamo allo specchio e in quello scempio ci possiamo vedere anni di amministrazioni sbagliate o chissà di frasi come "tanto, chi vuoi che venga dalle nostre parti... i turisiti??"
Che sia Valdagno o Recoaro poco importa: è la Valle che perde le sue ricchezze e la sua possibilità di essere conosciuta come si deve.
Se 10 anni fa un piano di comunicazione turistica costava non so quanti milioni, oggi ce la si può fare con poco: ci vuole professionalità (e non volontariato e basta), decisione e voglia di fare.
E quando c'è questo, si trova anche il modo per far sì che certe cose belle non finiscano nel dimenticatoio come Villa Tonello e chissà quanti altri palazzi dello stesso periodo presenti a Recoaro e Dintorni.
L'essere umano è bravissimo a distruggere ciò che di più bello ha e ci vuole una sola grande azione: l'incuria. Essa distrugge la natura, le città, le idee, assale come una vipera ciò che di bello abbiamo.

Ora, grazie all'incuria di non so chi, questa villa avrà bisogno di tanti soldi per essere rimessa a posto.
La domanda è: perché dobbiamo sempre arrivare a questi punti ... e oltre, visto che non si sa se si potrà mai recuperare un edificio del genere?

Per una buona volta dovremmo lasciare stare perdere di che parte politica siamo.
Per una buona volta dovremmo cominciare a pensare al nostro territorio... già, perchè è Nostro!
Quale sarà il prossimo edificio a finire in quelle condizioni lì?
Magari, qualche palazzo in centro a Valdagno, che dite?

Io non ho formule magiche per far sì che i fondi arrivino in 2 minuti ma una cosa ve la butto lì.
E se mettessimo 1€ a testa per fare un piccolo fondo che aiuti a coprire qualche spesa di valorizzazione del nostro territorio?
Chiamiamolo "Un caffé per la mia Valle".
Secondo voi può funzionare?

Photo Credit: I Love Valdagno e ViviRecoaroTerme.it

martedì 12 novembre 2013

Intervista a Marco Lora

Intervista a Marco Lora

E' tempo di una nuova storia per Anguana Inside e per l'Anguana che sono io ... dato che stamattina sono più spettinata e stropicciata del solito.
Questo blog vuole raccontare la storia e le storie della nostra valle e tutto ciò è fatto di persone.
Cominciamo quindi con un po' di interviste molto semplici.

La prima persona ad essere intervistata è Marco Lora che ho "incontrato" in rete per caso quando mi è capitato davanti agli occhi il suo video in time lapse su Campogrosso.
Quel video è diventato la copertina di un mio post sulla potenzialità delle nostre montagne.
Ecco a voi Marco Lora!


Chi è Marco? Raccontati in poche righe
Sono uno dei tanti italiani che vive all’estero, faccio il web designer con un’attività propria a San Diego in California e sono sposato con Lucia, anche lei una vicentina.


Da dove nasce la tua voglia di creare questi video splendidi?
Professionalmente provengo dal mondo della grafica tradizionale.
In Italia lavoravo con studi grafici e aziende nel settore della stampa. Raggiunti gli States, ho cominciato a frequentare corsi di grafica digitale e video editing, qui la chiamano Digital Art, da li i primi lavori per alcuni piccoli clienti, poi il passaparola ha fatto il resto e da qualche anno è diventato il mio lavoro.


Cosa pensi della nostra valle?
Ci sono tornato ad Ottobre di quest’anno con l’occasione delle visite ai miei clienti Italiani.
Penso che nonostante il disastro della crisi italiana, sia un territorio che ha un grande potenziale per riemergere, ci sono strutture specialmente a Valdagno e Recoaro, che hanno solo bisogno di essere riattivate o convertite. Il vero problema non sono i costi, ma la mancanza di idee, gli egoismi e la diffidenza verso il cambiamento.

Quando sono tornato a Valdagno, ho avuto l’occasione di incontrare alcune persone impegnate in diversi settori sociali: politico, imprenditoriale, culturale e sportivo.
Ho parlato con loro di alcune mie idee nate grazie alla mia esperienza negli Stati Uniti e su come sia possibile attuarle nel nostro territorio. Non credo in chi afferma che la valle soffra del suo isolamento geografico, non ha più senso credere che sia ancora così.
Le autostrade oggi sono digitali e sapendole percorrere, portano a farti conoscere in tutti gli angoli del mondo.


La Valle dell'Agno come meta di turismo, non solo nostrano. Ci riusciremo?
Quando parlavo di strutture esistenti da riattivare o convertire, in parte mi riferivo anche a questo, poi bisogna far conoscere al mondo i nostri gioielli.
Nel caso del video “Dolomia” per esempio, ho inserito una didascalia in lingua inglese che spiega come raggiungere i luoghi visti nel filmato. Il video attraverso i vari canali della rete, è già stato visto fin’ora in più di 20 paesi nel mondo. Questo è solo uno degli esempi di come si potrebbe promuovere la nostra valle.


Esprimi un desiderio legato al nostro territorio.
Il desiderio è quello di poter vedere un giorno non lontano fermento e dinamismo nel nostro territorio, i presupposti ci sono tutti. Non dobbiamo sperare che qualcuno faccia finire la crisi e che questo porti dei benefici per la nostra valle, i cambiamenti nascono con il contributo di tutti. Solo noi che conosciamo la storia e le dinamiche di questi luoghi, possiamo essere arteficidi uno sviluppo. Sono convinto che l’intera valle potrebbe diventare un’ esempio da seguire anche per altre realtà.


Marco citava il video "Dolomia": eccolo qui per voi!
Grazie Marco per aver accettato di far parte di questo mondo chiamato Anguana Inside.



Dolomia 45°43′31″Nord 11°07′45″East from Marco Lora on Vimeo.

giovedì 7 novembre 2013

Il Poggio Miravalle


La strada che si vede proseguire diritta nella
foto di uno dei miei precedenti articoli conduce al Poggio Miravalle. Per arrivarci ci si "immerge" prima in un bellissimo bosco che è particolarmente verde durante il periodo primaverile e, dopo aver preso la sinistra nell’unico bivio che si incontra salendo verso il monte, si arriva al rettilineo finale, che porta sul posto.

Una foto della strada verso il Poggio tratta dal gruppo "I love Valdagno" su Facebook

Poco prima parte, sulla destra, una stradina bianca in mezzo al bosco che va verso il Castello, altra frazione sui colli valdagnesi. Questo breve collegamento non è percorribile con vetture, ma solo a piedi o in mountain bike.

Oggi purtroppo il Poggio Miravalle è inaccessibile, perché Matteo Marzotto si sta costruendo una residenza; un vero peccato, perché dall'ampia terrazza di lassù si può ammirare un panorama elegante e incantevole della Città di Valdagno.
Ma del resto la proprietà è sempre stata della famiglia Marzotto, nonostante in passato il locale che si trova davanti alla terrazza sia stato sotto varie gestioni Bar, Pizzeria e discoteca estiva; la spaziosa terrazza viene oggi utilizzata come piattaforma per l’atterraggio dell’elicottero che porta i Marzotto nella loro Città. Il Poggio può essere raggiunto anche a piedi da un sentiero che sale prendendo la strada di sinistra appena passata la fontana dei Carmini; qui appunto, dopo che la stessa strada finisce, parte un percorso nel bosco che costeggia le mura di Villa Serena e arriva in cima proprio a fianco del Poggio, dopo una breve scalinata.
In passato il tratto finale di questo sentiero era luogo per raccolte di castagne, nel periodo autunnale.
Tuttavia uno degli aneddoti più belli è quello che si racconta tra le persone più anziane che ancora vivono ai Carmini: durante la Seconda Guerra Mondiale all’interno della proprietà di Villa Serena vivevano alcuni alti rappresentati delle truppe tedesche (tra cui un ufficiale che dagli abitanti del posto veniva soprannominato "Caramella" per una vistosa benda nera tenuta in un occhio – non so che nesso ci fosse tra le due cose).
I ragazzi dei Carmini ebbero il coraggio di andare al di là delle mura che separano Villa Serena dal bosco e rubarono ai tedeschi una scatola di marmellata.
Tutti contenti se ne mangiarono una parte con le mani ma poi, essendo troppa, la nascosero nella valle che c’è in fondo al bosco, nel versante lungo la strada che conduce al Poggio; il giorno dopo tornarono per mangiarne ancora un po’, ma vi trovarono una montagna di formiche sopra la scatola!


E allora….via le formiche e avanti a mangiare quella marmellata tedesca…..era fame!

@massimin74

martedì 5 novembre 2013

Si torna e si ringrazia

Valdagno Alto Vicentino
Foto © 2013 Giovy
Sono a casa, a Carpi, da ieri pomeriggio.
Andare via da Valdagno, ieri, è stato davvero difficile.
Sembrava che anche il cielo volesse sottolineare questa difficoltà con tutta quella pioggia che scendeva copiosa, nuvola dopo nuvola.
I ritorni sono sempre una cosa ardua da affrontare: l'ho raccontato anche sul mio blog di viaggi non molto tempo fa.
Oggi non posso fare a meno di pensare a tutto ciò che ho visto nei giorni scorsi.
Mi sono resa conto che la mia Valdagno è sempre uguale, sotto un certo punto di vista.
Allo stesso tempo, la mia città è diversa, matura, cresciuta e piena di voglia di fare.
Questo argento vivo è sempre stato sepolto non so dove.
Nei giorni scorsi, durante la Festa D'Autunno, ho rivisto sorrisi, entusiasmo, voglia di stare assieme e tanta voglia di aprire le finestre e raccontare un mondo che, finora, è stato conosciuto solo da chi abitava lì da anni e anni.
Valdagno è come la foto che ho messo qui, in testa al post.
Una valle nascosta dalle nuvole di una timidezza che spesso si tinge quasi di finta svogliatezza.
E' come se fosse un'adolescente paurosa di far conoscere il proprio grande valore.
Proprio come nella foto, ogni tanto arrivano sole e vento e mostrano i colori brillanti del suo carattere.
Mettono in primo piano la voglia di fare e la voglia di essere e sentirsi importanti.
E' proprio per questo che ringrazio tutti con un grande sorriso.
Ringrazio la Provaldagno che ci ha permesso di essere parte di questa grande avventura.
Ringrazio il meteo che "ga tegnù bota", come si dice da quelle parti.
Ringrazio tutti i gusti che ho potuto assaggiare di nuovo: bigoli con l'arna, polenta e fasoi, fritole con la maresina. Mi sono sentita una piccola grande Proust con mille Madeleine attorno.
Ringrazio gli amici che sono passati per un sorriso e un abbraccio stritolante.
Ringrazio l'eterna voglia di fare festa.
Ringrazio chi è venuto a confidarsi, dandomi la possibilità di dire "Vai via... vedrai come sarà bello quando tornerai".
Ringrazio i ragazzi di Radio EUreka e la loro genuinità.
Ringrazio l'Albergo Alpestre perché era una vita che non passavo così tanto tempo a Castelvecchio.
Ringrazio le ragazze in stage e la loro Prof: avete fatto una gran bella esperienza.
Ringrazio i gruppi di V Factor perché mi hanno fatto capire che ci sono tante energie nuove pronte a scendere in campo.

Questa Festa D'Autunno ha segnato un piccolo grande passo.
E' stata una sorta di iniziazione: come quando ci si sveglia bimbi e si va a dormire facendo parte del mondo degli adulti.

domenica 3 novembre 2013

Valdagno e Prien: città gemelle

Prien e Valdagno
Foto © Giovy
Valdagno e Prien am Chiemsee sono gemellate da tanti anni.
La Provaldagno lo sa bene e anch'io.
Ho già scritto qualcosa a riguardo sul mio blog di viaggi, dove ho raccontato delle mille peripezie vissute prima di arrivare a gustarmi la bellezza dell'Alta Baviera.
I gemellaggi sono sempre qualcosa di misterioso: non si capisce se nascano per far felici i comuni, le scuole, le associazioni o chissà che cosa.
Quando Valdagno si gemellò con Prien io mi illuminai d'immenso.
Ero alle medie, parlavo tedesco già da un po' e già mi vedevo a fare la spola tra Valdagno e la Baviera, dove mi sarei costruita sicuramente un fantastico futuro in non so che modo.
Devo essere sincera: non è andata proprio come sognavo.
In questi giorni, durante la Festa d'Autunno, gli amici di Prien am Chiemsee sono qui a Valdagno con un loro stand.
Offrono della gran birra bavarese molto buona e un piatto di Wurst und Sauerkraut davvero speciale!
Non vi nascondo che sto cenando lì negli ultimi tre giorni.
Mi piace andare a salutarli perché vedo in loro la cordialità della Baviera che ho sempre conosciuto.
Sono sorridenti e genuini e questo mi piace da matti.
E' proprio la genuinità di Prien che la rende città gemella della mia Valdagno.
In un gemellaggio si cerca spesso il tratto comune e, a mio avviso, essere genuini è quello che unisce Prien e Valdagno.
Ieri, mentre stavo chiacchierando con loro, mi è stato regalato un cuore con i nomi delle due città.
E' proprio quello che vedete qui sopra.
Sono passati quasi 20 da quei momenti in cui facevo i miei piccoli grandi sogni di valdagnese gemellata con un paesino della Baviera ma ora posso dire di aver sentito in modo concreto lo spirito del gemellaggio.
Ieri abbiamo pranzato tutti assieme, con un bel piatto di bigoli con l'arna e tanti sorrisi.
Ogni tanto partiva un "Ein Prosit" e si alzavano i calici per brindare ad un intesa rinata.
Non so voi, ma io vorrei proprio essere parte di questo spirito del gemellaggio.
Mi piacerebbe raccontare Prien am Chiemsee proprio come sto raccontando la mia Valdagno.
Una volta un'amica mi disse che ci sono luoghi che non ti togli più dal cuore.
Io dico che ci sono anche momenti così.
Ieri, nella sua semplicità e normalità, è stato uno di quei momenti.
Una foto, un brindisi, due città ma un solo grande cuore ... Weiss und Blau, natuerlich!

sabato 2 novembre 2013

Valdagno, so far...

Valdagno Alto Vicentino
La mia Valle - © 2013 Giovy
Essere qui, nella mia Valle, mi fa strano.
Più che altro è strano essere qui per così tanti giorni.
Ieri ho guardato la mia Valle dall'alto e mi è sembrata, come sempre, tanto bella.
Nel pomeriggio sono scesa in centro per la Festa d'Autunno.
Io e Gian stiamo cercando di raccontarla sui social, sui nostri blog attraverso parole e foto.
Mi piace essere qui al servizio della mia Valdagno.
In piazza ieri c'era il mondo e non mi sono stupita della cosa.
Restando per un po' al punto informativo della ProValdagno, vedevo tante persone passare e, dentro la mia mente, si componevano pezzi della loro storia.
Io sono "fuori dal giro" da oltre 10 anni ormai... insomma, non vivo più qui da molto.
Ma ho una memoria pazzesca.
Spesso ieri mi sorprendevo nell'osservare ex colleghi di lavoro, persone con le quali avevo fatto qualche festa o qualche cena e vedevo la loro vita, il loro essere diventati "grandi".
Quando qualcuno mi riconosce crede di aver visto un fantasma ma io sorrido e scherzo sempre.
Ieri mi sono resa conto di una parte della mia Valdagno che è andata avanti.
Quello che non è cambiato è il momento di Festa.
La Festa d'Autunno esiste da 24 anni e da tutto questo tempo è calamita per tutta la cittadinanza.
Ieri sera i tavoli erano tutti pieni e il mio cuore gioiva.
Mentre succedeva questo, la mia mente si faceva la consueta domanda: ma tutta sta gente, nel resto dell'anno ... dov'è?
Questa è davvero una tipica domanda da Valdagnese e questo mi aiuta a capire quanto io sia ancora dentro a tutto questo grande mondo made in Vallata dell'Agno.
La Provaldagno si sta davvero dando da fare per regalare alla città dei momenti d'aggregazione importanti.
Mi piacerebbe davvero che si cominciasse a capire il valore di questo lavoro e si iniziasse a vedere la Festa d'Autunno non più solo come un momento per far festa ma anche come un momento per guardarsi in faccia e dire "Caspita, Valdagno è anche questo, Valdagno sono io".

Oggi sarà un'altra giornatona per la Festa: tra amici di Prien e formaggi con la Maresina ne vedremo (e gusteremo) delle belle!

venerdì 1 novembre 2013

Da Città Sociale a Città Social

Città Sociale Casa dei Balilla
Foto di © Gianluca Vecchi
Oggi sto riflettendo un po' perché, ci pensavo proprio prima, non mi capitava di passare così tanto tempo a Valdagno davvero da anni.
Ieri ero con Gian in giro per la città Sociale perché gli avevo raccontato mille volte di questo luogo mitico e sospeso nel tempo ma mai ci eravamo fermati ad esplorarlo assieme.
Shame on me! Non sono stata una gran guida turistica nelle precedenti visite qui a Valdagno City.
Ieri pensavo molto all'importanza che questa Città Sociale ricopre per il territorio Italiano.
Io ho girato un sacco e proprio poche settimane fa ero a Roma.
Mi sono presa la briga di ricercare se ci fosse un altro luogo così razionalista come la Città Sociale.
Nemmeno l'EUR la eguaglia nella sua bellezza e importanza architettonica.
Ciò che stupisce di questo luogo è la sua totale funzionalità e operatività.
La Città Sociale è nata per essere messa al servizio della gente di Valdagno e non per essere ammirata.
Ancora oggi questi palazzi servono, vengono usati, adempiono alle funzioni per le quali erano stati pensati ed io ritengo che tutto ciò sia meraviglioso.
Valdagno, non mi stancherò mai di dirlo, è uno di quei luoghi che cominci ad amare molto quando te ne sei andato via. Per me è stato così, ma non sono l'unico caso.
Ieri, camminando per le vie d'Oltre Agno, c'era un altro pensiero che mi frullava nel cervellino.
La parola Sociale fa correre subito alla ben più nota e contemporanea (nonché abusata) parola Social.
Chiacchierando con le ragazze del Liceo G.G. Trissimo, che fanno lo stage proprio a servizio di Provaldagno e della Festa d'Autunno, ho percepito una grande incertezza nell'essere Social nel modo giusto.
Valdagno è una città Sociale ma poco Social.
Valdagno si racconta poco in rete, quasi come fosse una timida ragazza che non vuole aprire i balconi per vedere il mondo.
Valdagno si crede noiosa e poco attraente e per questo si mostra poco.
In una cittadina come questa dove, grazie al Cielo, il Wi-Fi si trova in vari luoghi e funziona bene ... perché non lanciarsi nel condividere quanto di buono c'è?
Perché non farsi un giro in Favorita e twittare la foto di un bellissimo albero pieno di colori autunnali?
Perché non trovarsi in piazza e, invece di pubblicare su Facebook l'ennesima foto di uno Spritz, non cogliamo con i nostri smartphone il particolare di una corte o di un edificio del centro storico?
La bellezza, gente, è dove meno ce l'aspettiamo.
Raccontarsi è un qualcosa di bellissimo e "nobilita" l'uso dei Social Network, scostandolo dall'essere solo un qualcosa che, a detta di molti, fa perdere tempo.
Che ne pensate del fatto di rendere un po' più Social la Città Sociale (e non solo)?

In tutto ciò concludo dicendo e ringraziando chi (come I Love Valdagno) condivide e mette in rete ciò che di più bello la nostra Valdagno ha.

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