martedì 7 gennaio 2014

Intervista a Valentina Dall'Ara

Intervista a Valentina Dall'Ara

Oggi intervistiamo Valentina Dall'Ara, che è una Valdagnese molto appassionata della storia della nostra città. In particolare, Valentina si è laureata con una tesi che parla del Teatro Rivoli.
Ecco qui quello che ci siamo raccontate!


Ciao Valentina, ti va di prensentarti in qualche parola?
Ciao Giovy! Grazie innanzitutto per questa possibilità e per il tuo entusiasmo nel promuovere il nostro territorio! 
Ti racconto un po’ di me, dunque, sono valdagnese di nascita, classe ’86, quando ho un po’ di tempo libero mi puoi trovare in biblioteca dove spulcio articoli e testi riguardanti la nostra città. 
Mi sono laureata in lettere a Venezia ed ho terminato gli studi a Roma dove ho collaborato con gallerie d’arte contemporanea. Attualmente lavoro al Museo Civico di Bassano del Grappa.
La mia vera passione però è il teatro, sono redattrice per la rivista Sipario ed ho collaborato con diverse compagnie e teatri.

So che hai fatto una bellissima Tesi sul Teatro Rivoli, come mai questa scelta?
Il teatro Rivoli ha sempre avuto per me un fascino speciale. 
Ci passavo accanto da bambina, per andare a casa dei nonni, all’epoca era già chiuso da parecchi anni, e ricordo nitidamente l’odore di qualcosa di grande che usciva dalle finestre laterali semichiuse. Ancora oggi mi capita di sentire questo particolarissimo odore passandoci affianco.  
Ancora prima di iscrivermi all’Università sapevo che la mia tesi di laurea, consultabile in biblioteca Villa Valle (Storia e documentazione del Cinema Teatro Impero poi Rivoli in Valdagno 1937-1981), sarebbe stata su questo gigante addormentato. Ne ho ricostruito la storia partendo dalle fonti giornalistiche del tempo: La Vedetta Fascista, Il Giornale di Vicenza, Il Bollettino dei Lanifici. 
La mia tesi è nata dunque dalla curiosità di recuperare la storia di un Teatro che, nonostante abbia avuto vita per soli 45 anni, è diventato il custode dei ricordi di molte generazioni diverse. Ha assistito ai molteplici cambiamenti storici del Novecento passando attraverso la seconda guerra mondiale, il fascismo, la caduta del regime, l’avvento della tecnologia, le rivoluzioni del ’68, gli anni settanta fino a gustare il primissimo assaggio degli anni ottanta prima di chiudere e diventare soltanto un altro luogo di memorie.
Oggi resta lo spettro di un Teatro forse ancora troppo ingombrante pur essendo ‘morto’ da ben 32 anni: una struttura massiccia di nome Rivoli che, soprattutto per chi è troppo giovane per ricordarlo attivo, viene riconosciuta solamente come condominio o addirittura confusa con l’omonimo bar posizionato sull’altro lato della strada, situato in quel palazzo conosciuto come palazzo Jolly Hotel che ha preso il posto della piazza-giardino che una volta sorgeva davanti al Teatro.

Se dovessi avere davanti a te un viaggiatore di qualche paese lontano, come lo convinceresti a venire a vedere Valdagno!?
In realtà, già parecchie volte mi sono trovata in questa situazione e devo dire che le reazioni dei miei interlocutori sono sempre state più che positive. 
La storia di Valdagno, in particolare della dinastia Marzotto e della città sociale, affascina facilmente. Forse, ancora non ci siamo resi conto del patrimonio di archeologia industriale che abbiamo a disposizione ogni giorno sotto i nostri occhi: la città sociale di Valdagno è di per sé un unicum che, come tale, andrebbe valorizzato, preservato e promosso come bene comune.
Valdagno ha moltissime storie da raccontare, credo di poter affermare che ogni edificio sia della città sociale che della città storica conserva aneddoti o avvenimenti incredibili!

Raccontami il luogo che più ami (Rivoli escluso) della nostra città.
Al di fuori del Teatro Rivoli e della città sociale mi affascina particolarmente la Piazza del Campanile perché in un limitatissimo spazio si presentano sotto i nostri occhi 400 anni di storia. 
Non tutti sanno che, incastonato nel campanile, c’è un rilievo in pietra del 1400, di autore ignoto, rappresentante l’ultima cena. Il campanile, testimonianza di architettura cinquecentesca valdagnese, è opera dell’architetto Agostino Righetto: un bell’esempio di classico seicentesco è la vicina canonica.
il Duomo, costruito nella seconda metà del 1700, è opera di Giovanni Miazzi, e la facciata, realizzata un secolo dopo, è  di Luigi De Boni. In Piazza del Campanile dunque la Storia dal ‘400 all’ 800 si presenta contemporaneamente sotto i nostri occhi. Niente male, no?
In questa piazza sorgono anche spontanee alcune domande che potrebbero incuriosire un possibile turista e, perché no, anche un valdagnese: il campanile, di solito, si trova vicino a una chiesa, il nostro invece non lo è, dunque, dov’era e com’era la vecchia Chiesa di San Clemente in precedenza? E perché è stata sostituita dall’attuale Duomo settecentesco?  
Vi lascio con la curiosità! 
Assieme alla Provaldagno e al Comune stiamo cercando di approntare una serie di percorsi guidati in particolare rivolti alla conoscenza della Città Sociale ma speriamo, in un futuro, di riuscire a concretizzare delle visite guidate anche alla parte storica della nostra bella città.

Nessun commento:

Posta un commento

Ciao, ti ringrazio per il commento che mi lascerai.
Ogni contributo è sempre molto importante.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...